Tu un giorno sarai come me

“Il primo novembre 1950 Teresa si reca in chiesa per ascoltare la messa. Prima che questa cominci, un altro sacerdote parte dall’altare, si dirige verso di lei e le dice: «Figlia, ti raccomando!... Prega per le anime che si trovano in purgatorio; non c’è chi prega per loro». La ragazza gli chiede: «Chi sei?». E lui, con un dolce sorriso, le risponde: «Sono Padre Pio. Gesù vuole che tu non dica mai a nessuno quanto ti vien riferito. Tu un giorno sarai come me. Guarda». E le fa vedere le ferite che aveva nelle mani. Poi le dice: «Coraggio ed abbi fiducia!». Ciò detto, la benedice e scompare” (p. 55 ).

Si tratta di un’estasi profetica. Teresa non è ignara della Passione di cui sarebbe stata partecipe. Pochi mesi prima della predizione di Padre Pio, Gesù gliel’aveva descritta con un lungo e circostanziato racconto. Ma prima di arrivare al traguardo, la ragazza ha già cominciato il suo noviziato di patimenti, mentre la Madonna la incoraggia ad accettarli perché Dio risparmi i flagelli preparati per tutto il mondo a cominciare dall’Italia. Quindici anni prima, nel 1952, le predice il pellegrinaggio di Paolo VI a Fatima, “ove inviterà tutto il mondo alla preghiera e alla penitenza”. Poi “riferisce come inteso dalla Vergine: il Papa non oserà parlare del segreto, perché è spaventoso” (p. 68).

In seguito ai ripetuti inviti di accettare la croce e alle frequenti visite celesti che l’incoraggiavano al si generoso, la croce cominciò a farsi sentire sulle sue spalle. Nel 1951 ecco atroci dolori di coliche mentre un ginocchio si gonfia con trafitture lancinanti che strappano alla poverina lacrime e grida incontenibili. Il medico, dott. Francesco Sorbo, è costretto a operarla. Teresa rifiuta di farsi anestetizzare, per offrire tutto al Signore. Ma questo è appena l’inizio di altrettanti e più dolorosi interventi. Tra quelli subiti in casa ed altri in vari ricoveri in ospedali, ne calcolerà ben centodiciassette. Nell’ultimo incontro ce li enumerava lei stessa, sorridendo, come se fosse uscita da una piacevole avventura; e, prima della fine, altri ce ne sarebbero stati.

Spigoliamo dalle testimonianze e interviste al dott. Sorbo, che ebbe in cura Teresa per quindici o sedici anni.

“Quando fui chiamato la prima volta presentava degli ascessi... che si son poi rinnovati con una ricorrenza periodica... Io ero costretto a intervenire chirurgicamente per lo svuotamento... La cosa che più colpiva era la celerità con cui le ferite si cicatrizzavano... Non passavano sette o otto giorni e gli ascessi si ripetevano in altre parti del corpo... preceduti da brividi e da febbre fino a 40-41... Feci anche ricoverare la ragazza a Napoli, prima al Cardarelli, poi all’Istituto Malattie Infettive Gesù e Maria... Dopo sei mesi e un’infinità d’indagini ne venne via con una diagnosi già da me fatta: sepsi delle parti molli da stafilococco aureo ribelle a tutti gli antibiotici, che anch’io avevo sperimentato a casa” (pp. 436-438).

Interrogato circa la diceria che accusava Teresa di autolesionismo, il dottor Sorbo rispose: “Assolutamente no!... E’ pazzesco pensare ad autolesionismo in una ragazzina che ha la vita davanti a sé e ha tanta voglia di vivere... una ragazzina psichicamente normalissima... Se avessi scoperto un minimo inganno, mi sarei rifiutato di continuare la mia assistenza che era a titolo gratuito... Il delirio, le sofferenze erano atroci... Come si può pensare a un continuo autolesionismo?... Mai che si lamentasse della Provvidenza o che desiderasse di morire... No, nel modo più assoluto!... Ha tirato avanti così tranquillamente; la sofferenza non era un dramma per lei” (p. 444).

Richiesto se Teresa lasciasse intravedere qualcosa del suo interno per cui il dolore era desiderato e offerto a qualche altissimo scopo, ecco la risposta:

“Probabilmente nell’intimo aveva qualche cosa che non voleva che gli altri sapessero e che io non ho voluto violare. E' stato per me sempre un fenomeno strano che si allontanava dalla normalità: vedere una fanciulla così sofferente e paziente insieme. Non ero un medico novellino, avevo una certa esperienza, ne discutevo volentieri con altri colleghi... E’, come ripeto, rimasto un mistero della sua vita interiore ed io non ho infranto il suo silenzio; il mio dovere era di curare il corpo, non era di mia stretta competenza quanto fosse di ordine spirituale... Mi son prodigato notte e giorno in questa assistenza a Teresa... Quando il padre non voleva o non poteva, provvedevo io stesso a dare le costose medicine di cui aveva urgente bisogno. Era un caso che mi stava molto a cuore...” (p. 442 ss.)

Ritornando sulla personalita psichica dell’inferma: !

“Teresa è stata una ragazza normalissima, una ragazza sensibilissima. Aveva anche una intelligenza spiccata, nonostante la carenza di cultura: non leggeva giornali né libri, non aveva televisione né radio, ed era informatissima, rispondeva sempre a tono e ho potuto constatare che aveva delle facolta divinatorie. Molte volte ero a casa e diceva alla mamma: «sta per venire i1 dottore» ed era cosi... Altre volte: «Lei dottore è passato qualche ora fa per quella strada». Difatti era cosi “ (p. 440).

Abbiamo soltanto spremuto il più necessario da tale intervista, intelligentemente impostata da don Franco Amico; ma ora dobbiamo citarne la conclusione:

“Ho saputo della vita che Teresa conduceva a Caserta, del suo apostolato di sofferenza, delle persone che ricorrevano a lei per consigli e per raccomandarsi alle sue preghiere. Ho piacere che la Chiesa si stia occupando di Teresa, il tutto non mi meraviglia affatto. Veramente Teresa ha dato tutta se stessa con spirito di grande dedizione per il bene degli altri. L’umanità di oggi ha bisogno di questi esempi. Ringrazio il Signore che si è voluto servire di me, della mia opera di medico per prepararsi una vittima scelta, uno strumento della sua augusta presenza nel mondo nella persona della cara e indimenticabile mia paziente: Teresa Musco” (p. 444 ss.).

Alla cartella clinica degli ascessi bisognerebbe aggiungere ancora una lunga serie d’altre malattie: una pleurite, il fegato incredibilmente grosso, una sinusite frontale, un’appendicite, un’infezione da vaccino guasto, gonfiore a una gamba, talvolta a tutte e due. Oltre agli ospedali di Caserta e di Napoli, fu ricoverata anche nell’ospedale di Pisa, spesso per non aver trovato posto. Nel 1967 dové subire un intervento che costò in modo indicibile al suo pudore verginale: il medico, nel decidersi a farlo, volendo presente solo la mamma, fu visto con le lacrime agli occhi (p. 160).

Ma ci fu un medico ben lontano dalla delicata onestà del dott. Sorbo. In una clinica di Napoli, Teresa ne incontrò uno che, invece di badare a curarla, tentò tutti i modi per abusarne, ricorrendo a minacce, a ceffoni, finanche a un’iniezione fattale praticare a tradimento e che provocò nella povera inferma violenti stimoli sessuali. Teresa dovette sostenere col sanitario insatanito momenti di lotta durissimi, mentre era in preda a dolori atroci. Alle parolacce del vile tentatore non mancò di rispondere con titoli bene appropriati. Ma il giorno che le mollò ancora un ceffone dicendole: “Sei una disgraziata!”, l’altra le tirò in testa una bottiglia piena d’acqua. Finì, anche per consiglio del cappellano, per andarsene da quella clinica. “E’ dura come un macigno!”, disse di lei il miserabile sconfitto, senza accorgersi che gli era sfuggita una lode stupenda. Pensare che suo padre giunse a dire che la figlia aveva piacere di starsene a letto, “per farsi scoprire e guardare dai medici”.

In tutti gli ospedali e cliniche per dove passò, Teresa diveniva subito il centro delle simpatie, dell’ammirazione, della benevolenza delle altre degenti per il suo comportamento di paziente eroica, per i consigli e i cristiani incoraggiamenti che sapeva dare, per la carità che tra esse esercitava, specie verso le più ripugnanti: volle anche imparare a far le iniezioni per prestarsi, con mano di sorella, a questo delicato servizio.

 


TERESA MUSCO

(1943-1976)


teresamusco.it è il sito ufficiale su Teresa Musco
 

 

 

PRESENTAZIONE

Introduzione

 

PROFILO BIOGRAFICO
Visse la Passione di Cristo con Maria
di P. Domenico Mondrone
(da «I Santi ci sono ancora»)

Visse la Passione di Cristo con Maria
Inizia i primi passi con Maria
Tu un giorno sarai come me
Colui che più feriva il suo cuore
Anche in mezzo a una strada c’e Dio
Verso il "Consummatum est"

 

MESSAGGIO
Messaggio alla Chiesa
di P. Antonio Gallo OMC
da "T. Musco (studio biografico)"
cap IV pagg 51-60

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VOCAZIONE

Anima Sacerdotale
La Fonte della Santificazione Sacerdotale