Anche in mezzo a una strada c’e Dio

A Teresa già da anni era stato predetto che avrebbe dovuto abbandonare la sua casa e che il Signore l’attendeva a Caserta. Il 17 giugno del 1967 una «donna luminosa» : ”Teresa, le disse, tu lascerai la tua casa per volere del mio diletto Figlio, per il bene tuo e per il bene delle anime che tanto hanno bisogno e non vi è chi si offra per loro. Raccomando particolarmente i miei figli prediletti, i sacerdoti, poiché Satana sta per scatenarsi contro di loro, ed essi, così deboli per le tante cadute, non riescono a rialzarsi. Voglio che tu ti offra maggiormente per loro. La tua offerta dev’essere per tutte le anime, ma maggiormente per i miei figli prediletti” (p. 162). Poco prima le aveva detto: “Vedrai quanti sacerdoti si svestono per andarsene via” (p. 154).

In quali condizioni, quella mattina dell’8 gennaio 1968, la povera caiatina lasciasse la casa, ci fa male soltanto a leggerlo. Con un fisico che passava da un ricovero all’altro di ospedale, senza nessun mezzo di sussistenza, con un pianto straziante nel cuore, specialmente perché, accompagnata per alcuni giorni dalla mamma, si appenava “al pensiero di lasciare mio padre solo”. Usciva da una casa dove aveva passato ben sedici anni di sofferenze, ma testimone di tantissime grazie!

Ora la stessa “donna luminosa” le aveva detto: “Tu vai a Caserta, ove io ti darò forza, amore e coraggio. Tu ti prodigherai per le anime, ed io penserò a te per il corpo e l’anima. Non ti lascerò mai sola. Sarò sempre con te... “ (p. 166). Nel capoluogo incontrò certa “zia Antonietta” che la prese con sé in Via Battistessa 24, dove rimarrà fino alla morte. Li giungeranno i primi aiuti della Provvidenza; di lì l’occasione per incontrarsi a Castel Volturno col parroco don Franco Amico, che sarà il suo “fratello spirituale”, e poco dopo col direttore della sua anima don Giuseppe Borra, rettore dei salesiani.

Ma di fronte allo spazio che stringe, siamo costretti a voltar pagina, a saltare tantissimi particolari interessanti che caratterizzano l’interiore evoluzione di Teresa e, prima di andare oltre, fissar bene l’attenzione su quella disposizione preparatoria comune a tutti i servi di Dio giunti a una piena configurazione con Cristo Crocifisso; questa: Teresa Musco più soffre più sente crescere in modo inappagabile la sete di soffrire; i tormenti più atroci producono in lei un crescendo di felicità, della quale non può assolutamente fare a meno.

"Anche stando così crocifissa, dice alludendo a un intervento particolarmente straziante, mi sentivo terribilmente (sic) felice; sentivo dentro di me un amore che mi bruciava e il mio corpo bruciava come un braciere acceso” (p. 112). E altrove: “Mi hai fatto assaporare l’amore della tua Passione e la gioia della tua crocifissione... tienimi con Te in croce!” (p. 115). E ancora: “Gesù, io voglio essere crocifissa con Te!”. (p. ivi). “Vedo che senza dolore la vita non ha senso” (p. 120).

Trovandosi ad agire con anime di questa tempra il divino Amante non ha allora più misura nelle sue donazioni e, trattandosi di un Amante crocifisso, s’indovina quali possano essere i suoi doni. Il 31 agosto 1957 Teresa cominciò a sentire “un dolore molto forte alle mani, ai piedi, al costato” (p. 120). Non erano ancora le stimmate, ma i segni sicuramente premonitori. L’8 maggio 1966 la Madonna le fece intendere chiaramente: “Le cinque rose che devi accettare sono le cinque piaghe del mio diletto Figlio “.

Durante il mese precedente a Castel Volturno: “Ho avuto e superato, scrivera nel Diario, una sofferenza che mai ho avuto in quel modo. I piedi mi si sono gonfiati dandomi dolori acutissimi; cosi pure le mani: giusto in mezzo al palmo, alla direzione del dito medio, è comparsa una macchia violacea e giusto in mezzo una lividura grande quanto la testa di uno spillino. Al costato una lividura grande quanto un dito. Ma oggi, 30 aprile, i dolori vanno scomparendo giorno per giorno” (p. 170).

Nella metà di settembre 1968 ebbe la gioia di unirsi a un pellegrinaggio di ammalati a Lourdes. Al secondo bagno nelle piscine le due ferite, alla gamba e all’addome, immediatamente si chiusero. Teresa non volle parlarne con nessuno. Ma giunta a Caserta, alcuni giorni dopo senti dirsi dal sacerdote che aveva organizzato il pellegrinaggio: “Signorina Teresa, il vostro miracolo e stato pubblicato sopra un giornale francese, e noi abbiamo fatto gli scemi” (p. 176). In quei giorni la salute comincio a rifiorire. Lei stessa ebbe a dire: “Finalmente non ho avuto più tagli. Mi sento un’altra donna. Posso camminare, correre da sola, girare qua e là senza dolori” (p. 178). Ma fu per poco: le stimmate fino allora invisibili, il 25 ottobre divennero evidenti, con dolori acutissimi.

Io voglio che mi somigli, le disse Gesù: ti ho donato le mie impronte visibili, in modo che tutti possano vederle. Non temere se sei sola, perché penserò io a procurarti compagnia. Il tuo lavoro deve essere questo: continua ad offrirti sempre più senza mai stancarti. Le sofferenze che ti hanno condotta al Calvario (gli ascessi, la febbre, ecc.) te le ho tolte. Ma ora ti lascio le mie impronte... Devi percorrere la via del Calvario con me” (pp. 181 ss.). Il giovedi santo 1969, in estasi: “Sono arrivati due uomini bruttissimi, mi hanno afferrato e gettato sulla croce inchiodandomi” (p. 183).

D’ora in poi la sorgente più straziante delle sue sofferenze saranno queste ferite alle mani e ai piedi, cui nel marzo del 1970 si aggiungerà uno squarcio al costato.
"Mentre stava in ginocchio pregando... le pare di trovarsi sopra una collina e si vede inchiodata sulla croce con dolori indescrivibili. Ad un tratto un uomo come un mostro prende la lancia e mi ferisce il cuore. Ho sentito, dice, lo strappo della carne e poi un dolore ancora più forte e non ho capito piu nulla. Quando mi sono svegliata, mi son trovata distesa sul letto tutta insanguinata” (p. 192). Il venerdi 2 febbraio, assiste, in estasi, alla flagellazione di Gesù, ma al riaversi: “Ho trovato le mie carni ferite come quelle che avevo viste in Gesù” (p. 193). Il dì appresso le ferite erano rimarginate.

Nel Natale del 1969, sapendo che tutta la famiglia si era riunita nella casa paterna, Teresa non volle mancare e andò anche lei. Non l’avesse mai fatto! Il padre la cacciò via come un cane. Dato l’attaccamento che conservò verso suo padre, tornò ancora altre volte a visitarlo, ma con risultati sempre piu tristi. Come giunta alla derrata quell’uomo si mise a scrivere lettere anonime, che sparse qua e là per Caiazzo, calunniando in vari modi l’odiatissima figlia. Questa ne piangeva e pregava, e tutte le volte che tornava a Caserta, prendeva la fotografia di lui e la copriva di baci. Finì che Salvatore Musco, ammalatosi gravemente, fece chiamare il parroco e morì con i sacramenti della Chiesa (p. 222 in nota).

Mio padre, scrisse Teresa nel Diario, era come un demonio. Poveretto! La colpa non era sua: era di quel brutto diavolo che si serviva di lui per maltrattarmi e odiarmi, fino a cacciarmi via di casa, anche quando andavo a fargli visita. Io ci piangevo, perché avevo ben capito quanto era falso il demonio. Ma a mio padre, volevo tanto bene e gli ero attaccata, attaccatissima... Il mio pensiero era questo: Gesù, tutto voglio soffrire in riparazione dei suoi peccati. Fa’ che tu l’accolga in paradiso, in un giorno in cui a te piace” (p. 222). La Madonna le aveva promesso di salvarlo. A dir di Teresa, quell’uomo non manco mai, nei dì festivi, alla messa.

 


TERESA MUSCO

(1943-1976)


teresamusco.it è il sito ufficiale su Teresa Musco
 

 

 

PRESENTAZIONE

Introduzione

 

PROFILO BIOGRAFICO
Visse la Passione di Cristo con Maria
di P. Domenico Mondrone
(da «I Santi ci sono ancora»)

Visse la Passione di Cristo con Maria
Inizia i primi passi con Maria
Tu un giorno sarai come me
Colui che più feriva il suo cuore
Anche in mezzo a una strada c’e Dio
Verso il "Consummatum est"

 

MESSAGGIO
Messaggio alla Chiesa
di P. Antonio Gallo OMC
da "T. Musco (studio biografico)"
cap IV pagg 51-60

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VOCAZIONE

Anima Sacerdotale
La Fonte della Santificazione Sacerdotale