Colui che più feriva il suo cuore

Nessuno dei medici impegnati a curare Teresa Musco, rimasta sempre “ribelle” a tutti i loro rimedi, sospettò mai di aver che fare con un Essere misterioso, il quale bloccava i buoni risultati della loro opera per attuare in quell’umile martire di sofferenza un suo meraviglioso disegno di amore, associandola ai tanti parafulmini della divina giustizia issati da Dio in mezzo a un’umanità prevaricatrice e ribelle, che corre per tutte le vie alla rovina.

Per l’attuazione di questo disegno il Signore permise che Teresa avesse un padre addirittura demoniaco, che non ebbe per lei mai un senso di umana comprensione, aggiungendo ai mali orribili che la torturavano maltrattamenti d’ogni genere, dalla prima adolescenza fino a quando la cacciò via di casa, buttandola letteralmente sulla strada, pur di disfarsene. Quanto è vero che esiste una divina crudeltà, umanamente incomprensibile, verso le anime che Dio prende a prediligere. “Tratto così i miei amici”, disse un giorno Gesù a santa Teresa d’Avila. Questa rispose: “Perciò ne hai cosi pochi”.

Salvatore Musco, bisognoso di braccia che lavorassero per la numerosa famiglia da mantenere, si mise in testa che Teresa - fin da quando ragazzina si dimostrava, Dio sa con quali sacrifici, una massaia operosa ed accorta nell’accudire la casa, il fratello e il bestiame - non avesse voglia di lavorare, si desse ammalata “per starsene comodamente a letto, e far la signora”. Quando poi la santa figliuola, in certi giorni di più nera miseria, otteneva - da una “Signora” di cui non doveva fare il nome - aiuti straordinari in danaro contante, egli la trattava da ladra e, non riuscendo a sapere come l’avesse avuto, si stizziva fino alla follia e prendeva a trattarla con ceffoni e castighi da ammazzarla.

Per punire la presunta ladra, l’irragionevole genitore le ingiunse di andare, con la mamma, a vendere la verdura, a guadagnare, col lavoro, qualche soldo. Teresa si vide quindi costretta ad alzarsi alle quattro e, dopo aver preso un po’ d’orzo caldo, usciva per la vendita della verdura. Lungo la strada mamma e figlia recitavano il rosario e tante altre preghiere che sua madre aveva cura di insegnarle. Ma anche la mamma, attanagliata dalla curiosità di scoprire chi era «quella Signora che le aveva dato i soldi», la figlia finì con dirle: «Mamma, senti, quando sarà arrivato il tempo te lo dirò: ora no». Però, in pena delle sue pretese ruberie, due volte la settimana, il lunedì e il giovedì, la povera ragazza poco più che settenne e già di salute cagionevole, si vide costretta, con un cesto «pesantissimo in testa» , scrive lei stessa, a recarsi a Villa S. Croce, Strangolagalli, Sasso, Frassi” (p. 52).

Conosciamo assai bene la topografia di questi paesini del casertano, e ci sembra incredibile come mamma e figlia abbiano potuto raggiungere località abbastanza distanti tra loro, su vie che salgono in montagna, scendono in vallate e si arrampicano su uno sperone da levare il fiato, come a Sasso; per un’andata e ritorno da Caiazzo, a piedi, con pesi da portare, ci voleva una giornata.

Nel pomeriggio, alle 14,20, le due venditrici prendevano la via del ritorno... Dopo una giornata così dura, Teresina giungeva a casa ove il babbo l’accoglieva a suon di bestemmie e d’insulti. «Era, diceva la ragazza, una vita da cani». Molte volte, per i troppi litigi, madre e figlia se ne andavano a letto senza cena... La sera del 31 ottobre del 1950, mamma e figlia fecero ritorno stanche morte dalla solita vendita della verdura. Ma ebbero la triste sorpresa di non trovare il figlio maggiore: aveva litigato col babbo e, stanco per tante soperchierie, si era allontanato da casa. Qui l’uomo, in preda alla furia, si scaglia contro la moglie e la percuote. Questa, stanca e stufa per tanti maltrattamenti, si allontana anch’essa da casa e si mette in cerca del figlio. Teresa prende il fratellino e se ne va al riposo. «Avevo i nervi che mi stringevano la gola»... La mattina appresso altra scenata della belva con Teresa, che si difende dalle botte prendendo il fratellino tra le braccia, dicendo con fermezza: «Badate papà, che io vado a denunziarvi. Non mi interessa che siete mio padre... Sono certo che la Madonna non potrà essere contenta di voi»” (p. 52 ss.).

Scene di questo genere si ripeteranno a catena e per anni. Anche quando Teresa diventerà un’abbonata al bisturi del dott. Sorbo e, tra febbri sempre alte e interventi, sara costretta a letto, appena si sarà un po’ riavuta il padre, a furia di bestemmie e talvolta di botte con la cinghia, la costringerà ad alzarsi, a lavorare nei campi. E quando la povera figlia avrà bisogno di esser ricoverata, si piegherà solo all’autorità del medico; ma quasi mai che vada a visitarla, nemmeno durante lunghe degenze. Riferire tutte queste vessazioni sarebbe un racconto troppo lungo e uggioso. Quando Teresa avrà quindici anni si incontrerà con un ragazzo molto buono - Tonino - un’anima addirittura angelica e di grande pietà, e prenderà a volergli bene. Non legata da nessun voto che si opponesse al matrimonio, la ragazza penserà volentieri a formarsi una famiglia propria, pur di uscire da quell’inferno in cui viveva. A Salvatore Musco non parve vero di disfarsi, per tale via, di sua figlia. Non faceva che ripeterle: “Sposati, sposati!... O esci di casa da sposa o con la bara!”. Cosi, col coltello in mano! (p. 123).

Salvatore fece ancora qualche altro passo: si presento dalla mamma di Tonino, dicendole: “Voglio che i due ragazzi si sposino presto!”. E la signora: “Ma voi siete matto!... Quelli sono ancora ragazzi!... (Avevano entrambi quindici anni). Lasciamo che decidano loro!”. Lui furibondo: “Se li vedrò ancora insieme, li ucciderò tutte e due!”. Provvide a tutto il Signore. Quando i due già non pensavano più al matrimonio, la notte del 28 aprile 1959 Teresa sognò che Tonino era morto schiacciato da un camion. Il sogno si avverò l’8 maggio successivo, su una piazza della città e sotto i suoi occhi (p. 126).

Di lì a poco Teresa, per ispirazione divina, fece il voto di verginità. Più tardi, col permesso di don Pasquale Mone - un sacerdote venerato e amato da tutta la diocesi - emise il voto di vittima. Attorno a lei c’è un vero affaccendarsi di personaggi celesti per sostenerla nella sua vita di malata ormai cronica e di vessata dall’odio paterno. Tra l’altro fu sottoposta alla cura di un fattucchiere che, mentre spillava danaro dal padre, ne esorcizzava la figlia con botte a non finire. Il colmo avvenne nell’inverno del 1967, quando Salvatore Musco costrinse la povera Teresa a lasciare la casa nativa (p. 165).

 


TERESA MUSCO

(1943-1976)


teresamusco.it è il sito ufficiale su Teresa Musco
 

 

 

PRESENTAZIONE

Introduzione

 

PROFILO BIOGRAFICO
Visse la Passione di Cristo con Maria
di P. Domenico Mondrone
(da «I Santi ci sono ancora»)

Visse la Passione di Cristo con Maria
Inizia i primi passi con Maria
Tu un giorno sarai come me
Colui che più feriva il suo cuore
Anche in mezzo a una strada c’e Dio
Verso il "Consummatum est"

 

MESSAGGIO
Messaggio alla Chiesa
di P. Antonio Gallo OMC
da "T. Musco (studio biografico)"
cap IV pagg 51-60

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VOCAZIONE

Anima Sacerdotale
La Fonte della Santificazione Sacerdotale