Preghiera. Rosario. Sacramenti.

Un giorno Teresa sentì dirsi da Gesù: "..se nelle famiglie non ci sarà sempre la recita del Rosario e la frequenza dei Sacramenti, né la pace, né l'amore ci sarà mai in esse. Quindi, tu, quando sarai grande e ti troverai di fronte a tanti Sacerdoti, figli a me cari, mi raccomando di dir loro che insistano sempre sulla frequenza dei Sacramenti e sulla recita del Rosario..".

Teresa, intanto, viveva in pieno questa raccomandazione di Gesù ricevendo ogni giorno la S. Comunione, quando non le era impedito, recitando parecchi Rosari al giorno, coltivando lo spirito di orazione con altre preghiere e molte giaculatorie lungo la giornata.

Alcune preghiere particolari, inoltre, Teresa le aveva avute dall'Angelo e le recitava con particolare trasporto. Ne riportiamo qui soltanto due, bellissime, sublimi.

"Cingi la mia testa con la mia corona! O Padre, trapassa le mie mani e i mie piedi con i tuoi chiodi! Trafiggi il mio costato con la tua lancia! Mi stringo sulle tue ginocchia per sentire la tua flagellazione e l'amarezza del tradimento di Giuda, accetta la mia nullità...!".

Quesfaltra orazione le fu insegnata dall'angelo durante la degenza all'Ospedale di Caserta (20 settembre 1955):
"O mio Gesù, per il dolore delle tue carni sante immacolate, trafitte per amor mio, ti prego di concedermi quanto ti chiedo: santificami, o Gesù mio, col tuo sangue versato dalla tue piaghe; purificami con l'acqua sgorgata dal tuo cuore squarciato; accendimi l'anima col furgore delle tue ferite divine.

O amor mio, Gesù, che i raggi d'amore che da esso scaturiscono, si infiggano nel mio cuore come altrettanti strali infuocati e vi stampino l'impronta del tuo cuore trafitto, affinché io divenga una crocifissa d'amore.

Concedimi, per l'amore delle tue sante piaghe, una sempre più ardente sete di te e una sempre più profonda immedesimazione di Te, una sempre più awanpante carità. Tu mi mondi e purifichi dalle colpe, e mi rendi sempre più pronta per il Cielo".

Era con la preghiera nutrita di dolore che Teresa realizzava ogni giorno la sua immolazione per le più grandi intenzioni, specie per i Sacerdoti e per la Chiesa.

Ella arrivò a considerare "giorno perduto" quel giomo trascorso senza la preghiera
per i Sacerdoti.
Il Cappellano dell'ospedale di Caserta si era accorto che Teresa non era una creatura ordinaria nel soffrire. Le voleva bene e la incoraggiava come poteva.

Una volta, mentre Teresa soffriva tra indicibili spasmi, il Cappellano le chiese:
"Per chi offri le tue sofferenze?" Teresa gli rispose: "Per tutti i Sacerdoti, i Vescovi e per il Papa, affinché diventino grandi santi". Un'altra volta, in condizioni ancora più penose di dolore, il Cappellano le chiese: "Teresa. cosa stai dicendo al dolce Gesù?..." . Teresa sorrise nel tormento, e rispose: "Gli ho detto: Gesù,

Sposo mio. trasformerò, con le tue forze. questo mio dolore in un altare, onde offrirmi come anima riparatrice.. per amore dei fratelli...". Che risposta, in una quattordicenne! E pochi giorni dopo. infatti, la portarono in sala operatoria e la legarono al tavolo per fare le ricerche con ago infilato nel ginocchio: "L'ago - scrive Teresa - lo sentivo proprio nel mio cuore. come se vi fosse fatto un buco“.

Quel tavolo operatorio con quel corpo legato non apparivano forse un vero altare di dolore?...

Un fatto bellissimo, poi, è la frequente presenza non solo del sorriso, ma anche della gioia. della felicità, nel dolore di Teresa. Non è certo un soffrire triste il suo, tanto meno un soffrire disperato. No. S. Pietro scriveva ai primissimi cristiani: "Carissimi. nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi...“ (1 Pt 4,13), e S. Paolo arrivò ad esclamare: “Sovrabbondo di gioia nelle mie tribolazioni" (2 Cor 7.4). Ebbene, nel Diario, Teresa. quante volte tra i dolori più atroci. riecheggiano queste parole degli Apostoli! "ll pensiero di amare Gesù - scrive Teresa - e di salvare le anime, tramutava in me il dolore in gioia". E ancora: "Non so perché, quando sento molto dolore, non solo non sono triste, ma provo grande gioia, nell'animo e sento che la mia anima si alza sempre più in alto“